Da grande volevo fare l’architetto. Così risponde alla nostra prima domanda Fabrizio Federici, la mente dietro Spazio Teatro Faber, lo spazio culturale che a Frascati sta facendo parlare di sé e che da Gennaio partirà con una programmazione densa di eventi che accompagneranno gli appassionati fino a maggio.

Insomma Fabrizio, quello che volevi fare lo abbiamo capito, ma come ci sei finito qui?

Casualmente in realtà, un giorno mi sono ritrovato in una sala di danza. Da dove nasce la mia passione? Onestamente devo dire di essere stato spinto dall’ impulso adolescenziale verso l’universo femminile, i miei amici giocavano a calcio io avevo già capito che c’era dell’altro. Ciò che in principio era un gioco però divenne ben presto il mio lavoro e soprattutto la mia grande passione, il mio scopo di vita.
Ho avuto la fortuna di danzare in Rai e Fininvest nelle trasmissioni belle, quelle del sabato sera, dove ancora la danza era un elemento valorizzato e non tanto per creare fenomeni da baraccone. Poi ho lavorato in compagnie di danza e di prosa con produzioni di teatri stabili di Roma e Veneto, esperienze che mi hanno portato a calcare i teatri storici di tutta Italia. Nel ’98, chiamato da un collega e amico del Teatro dell’Opera di Roma, venni ad insegnare a Frascati in uno spazio rimediato presso l’oratorio di Capocroce: qui incontrai Don Vincenzo prete illuminato, che spinse me ed altri operatori che si occupavano del Teatro a creare la Cooperativa Tuscolana Arte e Cultura. Da lì parte la storia che ci porta al Faber. Oggi oltre a fare l’insegnante di danza creo coreografie teatrali e organizzo eventi.

Cos’è Spazio Faber e perché hai deciso di chiamarlo proprio Faber? C’è collegamento con il grande De Andrè?

Lo Spazio Teatro Faber è una Casa, un luogo di creazione, ricerca, sperimentazione e accoglienza, che sostiene la libertà dell’arte in ogni sua forma, è un luogo di produzione e formazione per artisti e spettatori. Un luogo aperto e inclusivo, da abitare, da condividere, un luogo di incontro, di contatto in cui si celebrano il teatro, la danza, la musica e l’arte tutta come unica via di crescita ed elevazione individuale e collettiva.

Fabrizio Federici

Spazio Teatro Faber è un progetto rischioso, fatto con amore, ideato e costruito in tempi in cui rischiare è una follia. Un progetto utopico e concretissimo che guarda al contemporaneo come ai classici e alle sue riscritture senza falsi steccati o ideologismi.
Il Nome? Ovviamente Faber è Faber! I testi e le canzoni di De Andrè hanno segnato e contribuito alla crescita della mia persona e alla formazione della mia coscienza, ma non solo il nome deriva anche dal luogo dove nasce, infatti lo Spazio Teatro Faber negli anni 60 era una grande bottega di fabbri, e dal sostantivo latino faber è “fabbricante, fabbro, artigiano”, e ciò rispecchia in pieno il nostro operare da teatro artigianale… Ah, dimenticavo, visto che mi chiamo pure Fabrizio, anche un vezzo verso me stesso e ai 23 anni di sacrifici per realizzarlo ci stava.

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Tanti gli appuntamenti in cartellone nel 2022. Il programma completo in PDF.

Da Gennaio a Maggio sono tantissimi gli eventi che proponete: cos’è più difficile, trovare buoni artisti o trovare un buon pubblico?

Tanti eventi che il Faber ha organizzato coinvolgendo grandi artisti di fama nazionale in collaborazione con la Compagnia Teatrale Zerkalo codiretta dal regista Alessandro Machìa e dall’attrice e grande pedagoga Alessandra Fallucchi, riporteremo a Frascati il grande teatro con Grazia Di Michele, Edoardo Siravo, Andrea Tidona, Carla Cassola, Silvia Siravo, Roberto Turchetta, Filippo Luna, Gaetano Aronica, Daniele Coscarella, Carmen Di Marzo, Millo Lerici, Valentina Martino Ghiglia, Marta Nuti, MariaTeresa Pintus e tanti altri che con anno voluto contribuire alla nascita di questo progetto teatrale con grande entusiasmo ed affetto. Detto ciò il difficile viene ora, in un periodo particolare come quello che stiamo vivendo, segnato dalla pandemia, sarà molto complicato portare gente a teatro. Siamo tanto preoccupati quanto incoscienti, confidiamo nella voglia di socialità, nella voglia di cose belle.

Un attore famoso del ‘900 (anche non in vita) che vorresti vedere sul tuo palco

Senza dubbio il grande Eduardo De Filippo, autore e interprete di una serie di capolavori teatrali senza tempo… magari si porta dietro anche il Sig. De Curtis

lo Spazio Teatro Faber è una Casa, un luogo di creazione, ricerca, sperimentazione e accoglienza

Quanto è difficile fare teatro a Frascati oggi?

In realtà penso che non sia difficile fare teatro a Frascati: ci sono tantissime realtà che anche a livello amatoriale animano e contribuiscono alla crescita del territorio, tanti laboratori e corsi in vita, quindi anche tanta voglia di fare teatro, danza e musica. Quello che secondo me manca è un coordinamento un dialogo tra tutte queste entità, e ciò secondo me è dovuto in parte alla latitanza della politica negli ultimi anni e da una chiusura autoprotettiva delle associazioni intente a gestire il proprio orticello. Sono sicuro che la neo Sindaca Francesca Sbardella, che ho sostenuto presentandomi come candidato nella lista RiGenerazione Frascati, darà nuovi impulsi al settore. Personalmente mi sono messo a disposizione per dare un contributo operativo, visto anche il duro periodo che questa amministrazione si appresta ad affrontare a causa dell’iter avviato per il dissesto finanziario. 

Cosa pensi si possa fare affinché la promozione della cultura a Frascati abbia modalità più efficaci per penetrare il tessuto sociale?

Secondo me il primo passo da fare è nelle scuole: bambini e i ragazzi sono fondamentali, bisogna proporre loro situazioni formative di alto spessore per tornare ad educarli all’arte e alla cultura; creare progetti dove i giovani possano essere interlocutori attivi e passivi; educarli a stare al centro della scena ma anche all’ascolto dell’altro, creando cosi un nuovo pubblico per il teatro per i musei e per qualsiasi manifestazione culturale.
Altro passo fondamentale è l’utilizzo dei bellissimi spazi che possiede Frascati: abitare i suoi luoghi con l’arte e soprattutto dare una nuova funzionalità ai “non luoghi”; ridare vita a tutti quei posti che hanno perso la loro funzione originale in quanto superata dai tempi, presidiandola con l’arte e preservandola dal degrado.
Entrare nel tessuto urbano significa connettersi direttamente con la città e con i cittadini, significa ricostruire il rapporto interrotto con la socialità e rinnovare la voglia di stare insieme, soprattutto ora, dopo l’orribile anno in cui la pandemia ha amplificato il processo di auto isolamento dell’individuo.