Il rapporto dell’italiano con l’autorità è qualcosa di estremamente particolare: a noi l’ordine, la sicurezza, la legge piacciono. È giusto che si seguano le leggi, è giusto che si faccia in questo modo piuttosto che in quest’altro, “eh, signora mia, saprei io come sistemare le cose in questo Paese”.

D’altronde siamo campioni di “espertismo” (passatemi il neologismo), quella pratica tutta italiana per la quale, a seconda del tema del giorno, siamo tutti esperti di qualcosa. Meteo, virologia, diritto internazionale, geopolitica, infrastrutture, rischio idrogeologico, pensatene una e troverete una pletora di esperti da tastiera. Non fa eccezione il codice della strada che, in Italia, è interpretato a seconda delle necessità; a Roma e dintorni, poi, raggiunge il suo culmine, si sublima in una forma tutta sua.

Succede, per esempio, che se lascio la macchina in doppia fila e blocco qualcuno, quest’ultimo non potrà prendersela con me “ahò e che te lamenti? Me so appoggiato 10 minuti!”; così come i vigili non potranno farmi la multa se lascio l’auto in divieto di sosta “Ho capito, ma n’do la parcheggio?” o anche il classico “Ma qui s’è sempre fatto così!”

Nelle ultime settimane Frascati è al centro di polemiche per un semaforo cattivo, un impianto segnaletico che tiene in scacco la popolazione dei Castelli Romani, un vero e proprio Mefistofele urbano. No, non quello bellissimo nell’immagine di questo articolo, parliamo del semaforo su via Tuscolana ai confini del Comune di Frascati con Roma.

“ahò e che te lamenti? Me so appoggiato 10 minuti!”

La peculiarità di questo malvagio segnalatore è la presenza di una telecamera di controllo che multa tutti quelli che, furbetti, utilizzano la corsia dedicata alla svolta per andare dritti, sia a semaforo rosso che verde. “È giusto – dicono in molti – però si è sempre fatto così, mica si possono fare tutte ste multe, io non lo sapevo”. Cittadini imbufaliti fomentati da qualcuno della stampa che cavalca la polemica legata a un tema così caro a noi abitanti di Roma e dintorni: la macchina è sacra e guai a chi me la tocca.
D’altronde l’amministrazione di Frascati, cattiva quasi quanto il semaforo, se non di più, utilizza questi “trucchetti” per fare cassa, i cittadini sono sempre quelli che pagano, la mattina devo andare a lavoro, mica posso fare la fila. I gruppi Facebook dell’area di Frascati sono pieni di gente che sta male, malissimo, di esperti che, smartphone al seguito, hanno girato video esplicativi: “Ecco? Vedete? Non si può fare, le multe non sono valide, ribelliamoci!”

Alzo la mano anche io allora e a petto in fuori lo ammetto: il primo pensiero che mi è passato per la testa è stato proprio questo: “Certo che però…”
Ecco, siamo pervicacemente attaccati a un però, a una sorta di auto assoluzione morale formata da quattro lettere con la quale gridiamo, indignati, la nostra giustificazione, perché d’altronde “io c’ho da fa, mica posso sta a pensà pure a questo”.

Noi “c’abbiamo da fa”, che sia il lavoro, i bimbi a scuola, il caffè o l’appuntamento con l’amore della nostra vita. Allo stesso tempo siamo vittime di un sistema per cui, quando sono gli altri che “c’hanno da fa” allora ci indigniamo lo stesso, gridiamo allo scandalo. Le leggi ci sono, facciamole rispettare, servirebbe qualcuno di forte per liberarsi di questa gentaccia. Fino al prossimo parcheggio in doppia fila, al prossimo vigile o al prossimo semaforo cattivo.