Il 17 gennaio si ricorda Sant’Antonio Abate, anacoreta d’Egitto del deserto della Tebaide, protettore degli animali, nero di pelle, mediorientale, fondatore del monachesimo cristiano. E la tradizione vuole che vengano benedetti gli animali.

Tradizioni e rituali della nostra cultura contadina: di quando gli animali erano patrimonio della famiglia e fonte di sopravvivenza, sia per il lavoro sia per l’alimentazione. Poi sono venuti i trattori con le macchine agricole a sostituire le bestie che fanno sfilata il 17 Gennaio. Almeno questo ha un senso, visto che sono strumenti alla base dell’economia delle famiglie rurali.
La pratica sociale, però, è oggi per lo più estesa agli animali da compagnia, quelli che Papa Francesco ha detto che sono più voluti dei figli.

Nel Comune di Rozzano, in provincia di Pavia, comunità di oltre 40mila persone, ci sono prelati moderni, lungimiranti e attenti. Don Roberto Soffientini, e soprattutto il suo Vescovo, hanno deciso di impartire la tradizionale benedizione degli animali online, in diretta Facebook, per evitare affollamenti e per non creare occasioni di contagio, in un momento in cui il coronavirus, nella sua versione omicron, corre veloce.

Don Roberto Soffientini
Don Roberto Soffientini

In più diocesi, nel nostro territorio, si è deciso di annullare ogni celebrazione che sia motivo di assembramento. Come a Velletri, ad esempio; mentre sui Monti Prenestini festeggiamenti più ridotti e benedizioni degli animali su richiesta. 

Succede a Zagarolo con la Confraternita di Sant’Antonio Abate, il Coro interparrocchiale e la Chiesa di San Pietro Apostolo. A Palestrina, invece, la parrocchia si unisce alle rappresentanze dei mulattieri, carrettieri e bovari per una Santa Messa presieduta dalla S.E. Rev.ma Mons. Mauro Parmeggiani.

A Frascati, invece, un Vescovo che più di una volta è stato all’attenzione delle cronache nazionali per la sua spensieratezza nei confronti del virus (come ad esempio in occasione della Domenica delle Palme nel 2020), ha deciso di fare una retrograda processione per le vie della città, di celebrare in presenza la Santa Messa e di impartire la benedizione in piazza.

Ogni anno si deve assistere a questa violenza nei confronti degli animali: signore impellicciate e signori con il SUV che, dopo aver inveito contro i migranti su Facebook (che se Sant’Antonio venisse qua al giorno d’oggi gli direbbero di andare a curare gli animali e di tenere le sue tradizioni al paese suo), recano le loro bestiole con cappottini e fiocchetti di dubbio gusto: gatti in gabbiette annichiliti dallo spavento e dagli odori, carretti e cavalli che defecano anch’essi spaventati in piazza, guaiti, canea, latrati, uccelli, serpenti e tanta altra varia umanità, perché l’umanità delle bestie, lo si sa, è più ragionevole della presunta umanità umana.

Ci chiediamo dunque perché tanto affanno per vietare i botti di fine anno per non far spaventare gli animali, quando poi si consente ai loro padroni di portarli in un girone per loro infernale, per ascoltare un uomo vestito di lungo con una mitra in testa (non un mitra) e un aspersorio dire qualcosa del tipo:

O Dio, che tutto hai disposto con meravigliosa sapienza
e all’uomo fatto a tua immagine hai conferito il dominio su tutte le creature,
stendi la tua mano,
perché questi animali ci siano di aiuto e sollievo nelle nostre necessità,
e fa’ che in un armonioso rapporto con la creazione impariamo a servire e amare te sopra ogni cosa.

Bene. Adesso riportiamoci a casa i nostri animali, spaventati ma benedetti, così, alla loro dipartita, brilleranno della luce del Dio del Vescovo sul ponte dell’Arcobaleno.

E magari San Francesco non la vedeva proprio così, ma è il segno dei tempi.