Samarcanda è una vera e propria città, con il traffico, i clacson, i tuc tuc elettrici che ti sfiorano ogni volta che li incontri. 
Dal Registan parte un viale alberato pedonale di chilometri che “avvicina” medresse, moschee, musei e si conclude ad Afrasiyab, tra le rovine dell’antica città di Samarcanda, distrutta dai mongoli nel XII secolo.

Una mostra temporanea ospitata nell’ultimo piano del Museo di Afrasyab racconta la centralità assoluta di Samarcanda e l’importanza rivestita nel tempo da questo snodo commerciale a metà strada tra Asia ed Europa.
Grazie a questa peculiarità geografica e all’abilità di Tamerlano di ergerla a capitale del suo impero, Samarcanda è cresciuta a dismisura e, anche se le rotte carovaniere hanno evoluto gli scambi, la ricchezza intrinseca di questa città è abbastanza evidente. 

Samarcanda non è Khiva, non è Bukhara, ma è la perfetta evoluzione di chi in passato si ergeva a Capitale di un commercio mondiale

I colori, in tutte le tonalità dell’azzurro e del verde acqua, sia dell’architettura che dei vestiti indossati dalle donne, sembrano quasi fondersi con il tessuto sociale di chi vive questa città.
Samarcanda non è Khiva, non è Bukhara, ma è la perfetta evoluzione di chi in passato si ergeva a Capitale di un commercio mondiale ed oggi si trova ad essere il motore trainante di una nazione del centro Asia