La serata è iniziata benissimo, è la terza volta che uscite ma tu hai già capito che lei, lei è quella giusta.

Non si tratta di qualcosa di concreto, è più una sensazione, insomma, è come quando lo sai che tanto la bionda nel film horror che stai guardando è lì lì per essere scuoiata alla vecchia maniera.
Così hai deciso che questa sera, la sera di San Valentino, in barba all’avarizia, la porti nel ristorante migliore della città, spenderai un capitale, questa non è una sensazione, è un dato di fatto.

Però lei è quella giusta e tu vuoi fare bella figura.

Che poi, oltre ad essere quella giusta, è pure bella, ha tutto al posto giusto, le orecchie, il naso, gli occhi i capelli, le tette, non hai controllato ma anche il resto dovrebbe essere a posto, magari stasera, dopo cena, ti capiterà di poter controllare. Adesso però che ti frega, te ne stai seduto al tavolino di questo magnifico ristorante, con un cameriere appostato tatticamente vicino al tuo tavolo, ogni volta che prendi un sorso d’acqua quello si avvicina e lo riempie, di nuovo, ogni volta con la stessa identica quantità di liquido che c’era prima.

Arrivano i menù, ce ne sono 16, uno per i bianchi, uno per i rossi, uno per gli antipasti secchi, uno per gli antipasti non secchi, uno per i camerieri, uno per il pesce, uno per la carne, davanti a te hai praticamente la quantità di carta utilizzata per l’enciclopedia Treccani. Sfogli quello dei vini, millantando una conoscenza della materia che non hai, con il tipico sorrisetto di quello che “Lascia fare a me, bambina”, alla fine scegli un Gewürztraminer ma solo perché è l’unico sotto i 30 euro.

sfogli il menù dei vini, millantando una conoscenza della materia che NON hai

Il cameriere arriva, te lo fa assaggiare, anche fosse collutorio probabilmente diresti che va bene, così lasci che quello versi in entrambi i bicchieri e ti metti a sfogliare il menù dei primi.

È qui che la serata prende una piega tutta nuova.

Tra le sette “Esperienze dello Chef” ce n’è una in particolare, 3 righe:

Riduzione di grano saraceno bollito con scelta di suino large York latte cagliato e stagionato con conseguenza di volatile valdarnese bianco con esplosione di pepe nero OrlandosIdee. € 35

Lo leggi, lo rileggi, poi lo leggi ancora e ogni volta che quelle parole ti entrano in testa capisci sempre di più che ti trovi di fronte a qualcosa di profondamente sbagliato.
Non tanto per il prezzo, 35 euro che se li spendessi nella pizzeria sotto casa avresti la possibilità di aprirne una in franchising, non è quello, è la descrizione, in un attimo ti rendi conto che quello che viene descritto come “riduzione di grano saraceno bollito” che, aggiunta a tutto il resto, fa semplicemente una carbonara.

La carbonara.

La tua accompagnatrice sembra estasiata, lei vuole proprio quello, non sai se si è resa conto di quello che ha ordinato, magari ha solo visto il prezzo e preso la cosa più costosa.

La carbonara.

Lei continua a parlare, tu rimani con gli occhi fissi su quel menù.

La carbonara.

Buio.

Davanti a te ora c’è tua nonna, il locale è vuoto.

Pora nonna se n’è andata nel 1997, tu eri un ragazzino ma te la ricordi bene. La Sora Clara.

«A Nì», Giovanni è il tuo nome, a Roma è un attimo arrivare a Nì il passaggio di solito è Giovanni, Giovannino, Ninetto, Nino, Nì.

Didascalia foto

Tua nonna ti chiama 

«Nì?!»
«A Nò, che stai a fa qua? »
«Te so venuta a salvà bello de nonna»
«Come? »
«Eh, si nun ce penso io…»
«Da che me voi salvà?»
«Da te stesso, ma che nun lo vedi? Io e tu nonno stamo in pena pettè! Guarda come te sei ridotto, stai a pagà 70mila lira un piatto che tu nonna te faceva gratis e era pure più bbono de questo»
«Ah no, ma è pe fa bella figura e poi il discorso del cambio lire euro non funziona proprio così»
«Bella figura dici? Mo nonna tua te dice come va a finì, questa alla fine te la sposi ce fai pure du regazzini e alla fine li chiami Pierguido e Chevin»
«Kevin con la Kappa»
«Ma tanto hai capito a nonna»

È un attimo e ti ritrovi di nuovo con la bella ragazza davanti a te.

La carbonara è arrivata, 35 euro e nel piatto ci sono dodici spaghetti, riesci a contarli. Anche loro ti guardano, si vergognano un po’, avrebbero preferito starsene magari dentro a un piattone, pieno di loro simili. Anche un sughetto semplice semplice.

Forse nonna ha ragione, pensi, non è questo il mio mondo, non è questo quello che voglio, a me piacciono le cose semplici, i sapori di una volta, la carbonara che si chiama carbonara, una bella bistecca sulla brace magari in un bel giardino con qualche amico e una birra o magari in un ristorantino carino si ma con i piatti di pasta fatti bene che non costino così tanto… no, io questa la lascio, adesso finiamo qui, la riporto a casa e con una scusa me ne vado, magari poi chiamo Giada, lei non è un granché ma almeno è semplice è più…

Sai, penso che dopo magari potresti venire da me, che dici?” lo dice con un sorrisetto malizioso sulla faccia la sua mano sfiora la tua mentre con l’altra prende su i dodici spaghetti.

Nonna,
scusa, ma sai…