E adesso che non c’è più Sanremo che facciamo la sera?
Il Festival di Sanremo non è soltanto il Festival della musica italiana, ma anche un ritrovo, serate di condivisione, messaggi su Whatsapp per gruppi nati esclusivamente per commentare, azzardare pronostici, fingersi esperti e critici musicali.

Il gruppo di ascolto su Whatsapp di cui facevo parte

Sono state cinque serate nelle quali il Covid si è fatto da parte. Si è parlato finalmente di altro, tutta l’Italia ne aveva bisogno. Anche per questo – credo – il 72° Festival di Sanremo ha battuto ogni record delle ultime edizioni.

C’è davvero bisogno di un Festival della musica italiana nel 2022? Sì, c’è bisogno di una vetrina che sappia specchiarsi nella contemporaneità di gesti, suoni, voci, parole. C’è bisogno anche di ascoltare pezzi rigorosamente in “mute” perché anche questo fa parte di Sanremo. Passare da Gianni Morandi a Mahmood/Blanco significa osservare un Paese che non è rimasto fermo a melodie tipiche della canzone italiane. Le voci cambiano, si evolvono; anche i canali di trasmissione sono cambiati e la musica deve rimanere in scia.

Elisa

Sanremo, grazie ai social, ha ripreso vita. Quest’anno, addirittura, è nato il Fantasanremo. Anche qui assistiamo ad un’evoluzione dell’evento nazional popolare per eccellenza. Ma è grazie a queste influenze che Sanremo viene visto adesso come una manifestazione “contemporanea”.

"grazie Amadeo". (cit.)

Gianni Morandi e Jovanotti, al primo posto della serata cover

Non solo Ornella Vanoni, Iva Zanicchi, Massimo Ranieri, Orietta Berti e Gianni Morandi, ma anche cantanti che diventano “big” grazie ai reality. E se la preparazione stilistica e musicale, a volte, non regge il confronto con i succitati, se anche la prima reazione sarà sempre “ma chi è questo?”, ricordiamoci che la nuova generazione non sarà mai uguale a quella precedente.

Un consiglio: nei gruppi Whatsapp di ascolto di Sanremo inserite sempre un/a millennial. Ne vedrete delle belle. (E scoprirete magicamente chi canta).

“Grazie di tutto, Amadeo”, direbbe Orietta Berti.